Bagnoli del Trigno o la “Perla del Molise”, come recita l’incisione nel messaggio di benvenuto in uno dei borghi più belli della Regione, vero e proprio gioiello che si staglia su un massiccio roccioso (“La preta”) a ridosso del fiume Trigno, in provincia d’Isernia – sembra un dipinto per i suoi colori straordinari – ospita anche un centro all’avanguardia di medicina biointregata, di produzione di fitopreparati a uso medico e un centro di ricerca sulle piante officinali. Per il quarto anno consecutivo, il piccolo centro dell’Alto Molise, è anche fucina nella promozione e diffusione della cultura olivicolo-olearia, con “Bagnolio”, miniconcorso, mostra degustazione e momento di confronto al tempo stesso, con l’obiettivo di promuovere la tutela delle aree interne, dell’olivicoltura marginale e delle varietà autoctone. Franco Mastrodonato, direttore sanitario e fondatore del centro, ha tenuto a precisare che i molisani hanno nel loro Dna l’olio e la bontà di un territorio per gran parte ancora incontaminato, da qui nasce lo slogan “M-Oli-Sani”.
Scorcio di Bagnoli del Trigno
Tra gli interventi nel convegno di lavoro – folta la rappresentanza di operatori di filiera in sala – moderato dal bravo Sebastiano Delfine dell’Università del Molise, grande impatto ha avuto l’apertura di Davide Neri dell’Università Politecnica delle Marche, molisano adottivo, e fresco di nomina prestigiosa come Presidente della sezione Frutticoltura della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI). L’accademico ha posto l’accento su tutte le criticità che riguardano l’olivicoltura, dall’impianto, alla gestione della chioma e del suolo, con la pratica dell’inerbimento permanente, dalla nutrizione idrica a quella minerale, consigliando tutte le pratiche agronomiche che consentono un corretto stato di salute dell’oliveto, frutto di decenni di studi. Particolare scalpore ha suscitato nei presenti, anche tra gli stessi relatori, la chiara propensione del professore nello spalleggiare l’olivicoltura superintensiva, perché, a conti fatti – snocciolando numeri in maniera impietosa – ha dimostrato che è l’unico modo per dare reddito all’olivicoltura. Non sono mancate rimostranze tra i presenti su questa presa di posizione, anche perché questo significherebbe la morte dell’olivicoltura marginale, della biodiversità, senza nessuna certificazione che il nuovo possa dire sviluppo, se incombono le olivicolture arrembanti del Nord Africa e dell’intero bacino del Mediterraneo, che ci porrebbero sempre in uno stato di svantaggio, quando abbiamo altre prerogative per emergere. 
Da sinistra Mario Stasi, Sebastiano Delfine e Maurizio Corbo
Maurizio Corbo, funzionario dell’ufficio olivicoltura dell’Arsiam, non solo ha denunciato questa pericolosa deriva, spesso caldeggiata, in seno allo stesso Ente, da altri soggetti, mostrando, così, una chiara dicotomia che potrebbe portare a confusione nel mondo produttivo. Non solo, lo stesso Maurizio, poi, punta il dito sulla conoscenza reale, da parte degli operatori, della pianta dell’olivo e dell’olio, spesso affidata ad approssimazione, luoghi comuni, credenze popolari o alla gestione hobbystica di gran parte dell’olivicoltura regionale. “Usateci”, ha più volte ripetuto il tecnico. Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Stasi del Co.Re.Di.Mo (consorzio regionale molisano di difesa), e Sindaco del Comune di Macchia d’Isernia, che tra mille difficoltà dell’ente, stanno offrendo un servizio prezioso rivolto agli olivicoltori, nella gestione della filiera, monitorando sul campo costantemente le criticità e pubblicandole su apposito bollettino. Interessante anche la relazione di Mastrodonato, che ha messo sul piatto anche un altro uso dell’olio d’oliva, attraverso l’utilizzo medicamentoso se trattato con ozono.
Un momento del convegno
Le conclusioni non potevano non essere affidate all’Assessore all’Agricoltura della Regione Molise, Vittorino Facciolla, che ha seguito con interesse tutti i relatori, è che ha convenuto, con i presenti, sulla necessità di fare squadra e di seguire quella che è la vera vocazione del territorio molisano, per la qualità, forte del suo patrimonio e paesaggio olivicolo, attraverso una comunicazione efficace. Le nuove misure dei prossimi PSR saranno orientate in tal senso, ma cercheranno anche di innovare e migliorare nei suoi punti critici la filiera, mantenendo realtà operative sul territorio che sono indispensabili per il loro espletamento. Pensare di proporre schemi produttivi che sono distanti anni luce da quelle che sono le nostre reali propensioni, non saranno il futuro della nostra Regione, questo il messaggio che emerge nelle parole dell’Assessore. Musica per le nostre orecchie e per quelle dei presenti, che hanno apprezzato molto. 
L’auspicio è che ci sia sempre maggiore condivisione, magari anche con un solo concorso regionale, che sia di tutti, anche perché poche piante di olivo sparse non sono olivicoltura, anche se concorrono nel “disegnare” il paesaggio. E’ sempre un bene che se parli e che si moltiplichino le iniziative sul territorio, mantenendo le proprie peculiarità, ma questa sarebbe una bella risposta alla voglia di condivisione, accompagnata anche dalla necessità di avere un Consorzio di Tutela, non solo per la promozione, interfacciandosi con le istituzioni (i PSR potrebbero essere una ghiotta occasione), per dare soprattutto reddito agli olivicoltori, ma anche per contrastare derive pericolose che minerebbero alle fondamenta una filiera ancora troppo legata all’improvvisazione o a una gestione dilettantistica. Che da Bagnoli, o forse da un’annata da non dimenticare, nasca una nuova olivicoltura in Molise?
Sebastiano Di Maria
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