Sabato scorso, presso Masserie Flocco di Portocannone, dopo la prima tappa della settimana precedente presso Angelo D’Uva a Larino, che abbiamo raccontato in quest’articolo, si è chiusa la prima iniziativa del Movimento Turismo del Vino che ha accolto gli enoturisti durante il periodo vendemmiale, la prima in Molise. In attesa del prossimo appuntamento in agenda con “Cantine aperte a San Martino”, dove si potranno degustare i “nuovi vini”, spillati direttamente dalle cisterne, lontani ancora dalla maturità che li porterà sulle tavole, e l’evoluzione dei vini aziendali ormai in bottiglia, facciamo un piccolo resoconto dell’attività e dell’interesse intorno a questo nuovo modo di approcciarsi al mondo del vino. In realtà, nell’organizzazione, erano stati individuati momenti in pieno periodo vendemmiale per avvicinare i winelover al momento cruciale della raccolta, cosa avvenuta solo parzialmente, nessuno immaginava che gli eventi climatici del periodo estivo portassero a un posticipo della stessa. Tutto sommato, pur in un momento di calma apparente che anticipa il tanto delicato e atteso taglio dei grappoli, le aziende hanno avuto modo di descrivere minuziosamente tutto il processo produttivo accompagnato con la degustazione dei loro vini. 

Un momento dell’escursione nei vigneti (foto Sebastiano Di Maria)
Un grappolo di Cabernet sauvignon (Foto Sebastiano Di Maria)

La seconda tappa ha visto protagonista le Masserie Flocco di Portocannone, une delle aziende con maggior estensione vitata della Regione, circa 85 ettari, recentemente rilevata da un nuovo gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Grieco, ma di questo avremo modo di parlarne diffusamente in un prossimo articolo, dove avremo modo di conoscere Antonio Grieco e la nuova mission aziendale. Il programma della giornata, sotto l’attenta guida dell’enologo Maria Concetta Raimondo, si è articolato dapprima in una visita dei vigneti aziendali, con una descrizione attenta sui sistemi di allevamento e sulle problematiche di gestione, sulle diverse varietà, tra cui Merlot, Cabernet sauvignon e Aglianico, accompagnata da una mini degustazione dell’uva per valutarne il grado di maturità, seguita poi da un’attenta analisi di ogni singola fase di lavorazione in cantina, che i presenti hanno potuto apprezzare perché in fase di lavorazione. 
Raccolta meccanica su vigneti allevati a spalliera (Foto Ufficio Stampa Masserie Flocco)
Un momento della raccolta manuale su sistema di allevamento a GDC (Foto Ufficio Stampa Masserie Flocco)
Interessante il momento in cui, il mosto in fermentazione in un serbatoio, è stato scaricato e “ripompato” in cima allo stesso, irrorando il cappello delle vinacce per favorire il processo d’estrazione, in quello che è definito rimontaggio all’aria, oltre che per dare ossigeno ai lieviti che stanno conducendo la fermentazione. C’è stata la possibilità di apprezzare le caratteristiche del mosto in fermentazione attraverso una degustazione. Dopo la descrizione delle cure del futuro vino, fatte di travasi, affinamenti, filtrazioni e imbottigliamento, si è passati a valutare, con una degustazione, la qualità dei vini dell’azienda, tra cui le nuove etichette che descriveremo nel prossimo articolo.
Rimontaggio all’aria durante la fermentazione (Foto Sebastiano Di Maria)
I due appuntamenti molisani di “Cantine aperte in vendemmia”, pur nell’esiguità dell’offerta prodotta sul territorio – solo due cantine disponibili, sperando in un’adesione più massiccia per il futuro – sono stati un momento interessante per interagire con il mondo produttivo nella fase più importante dell’anno, un rito dal forte valore antropologico e culturale, come abbiamo scritto nell’articolo di presentazione dell’evento, che ormai si sta perdendo per i ritmi frenetici e per la tecnologia che la fa da padrone in tutte le fasi produttive. Riproporre questi riti, coinvolgendo direttamente gli enoturisti nelle operazioni vendemmiali, magari anche le scolaresche, offrendo e rivisitando quei momenti che rappresentavano, tra il lavoro e la fatica, una festa, con tutte le difficoltà logistiche e organizzative che ciò comporterebbe, sarebbe una bella occasione per avvicinare, giovani soprattutto, al mondo del vino, al consumo consapevole, alla storia e alla cultura del mondo agricolo.
Visita di studenti in azienda negli anni scorsi (Foto Sebastiano Di Maria)
Fa piacere vedere persone interessate partecipare a questi eventi, non molte a dire la verità rispetto all’interesse in altre realtà, ma questa non è una colpa delle aziende o degli organizzatori, ma di una cultura del vino non molto diffusa o di una realtà produttiva vista, spesso, molto distaccata o ovattata, soprattutto nei giovani; i consumi ai minimi storici di vino ne sono un termometro reale. Porte aperte tutto l’anno, maggior coinvolgimento dei giovani e maggior legame con il territorio, a nostro avviso, potrebbero essere un ottimo viatico per accrescere i consumi e per avvicinare alla cultura del vino, vale a dire paesaggio, storia, archeologia e arte
Sebastiano Di Maria
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