E’ stata tenuta a battesimo, nelle scorse settimane, presso il centro Domus Area di Bagnoli del Trigno, “la perla del Molise”, come recita lo slogan di benvenuto nel comune isernino, la terza edizione della mostra e degustazione dell’olio extravergine molisano, oltre al concorso M-oli-Sani (MOS 2014), con l’intento di promuoverne le qualità salutistiche e nutrizionali, oltre che la tutela del paesaggio olivicolo. Oltre alla possibilità di degustare gli oli di circa venti aziende espositrici, la giornata divulgativa si è arricchita di contenuti con un convegno tematico, con l’apporto tecnico e scientifico di professionisti e accademici, su quello che è lo stato dell’arte del settore, con particolare riferimento alla qualità intrinseca degli oli molisani, dall’olivo alla bottiglia, passando per la tutela del paesaggio olivicolo. Non sono mancati riferimenti alle difficoltà di approccio al mercato, mentre nuove prospettive potrebbero esserci per lo smaltimento dei reflui di lavorazione
Veduta di Bagnoli del Trigno (foto Sebastiano Di Maria)
Proprio il mercato, e quindi l’export dei prodotti di qualità, sono stati i temi affrontati nel convegno, attraverso le parole di Domenico Morinilli, direttore commerciale del consorzio Atlante, “nato proprio dalla necessità di mettere a disposizione a una “clientela” extra-europea il prodotto italiano di qualità e quindi, attraverso questa forma di associazione, dare la possibilità di penetrare questi mercati, difficilmente raggiungibili dai piccoli per leggi e burocrazie non conosciute e poco studiate, oltre che molto onerose”. “Questa rete di produttori nei paesi esteri è altrettanto necessaria”, sempre secondo lo stesso Morinilli, “in aggiunta ai buyers o importatori che vengono in Italia, cercando di portare, non solo il prodotto, ma soprattutto la cultura”, forti anche di un brand “Italia”, straordinario e in continua ascesa. Purtroppo, in Regione mancano queste forme consortili, e questo è il vero tallone d’Achille, basti pensare all’assenza di un Consorzio di tutela della DOP Molise, che dovrebbe farsi carico degli aspetti promozionali e divulgativi, non solo, ma ciò dovrebbe essere auspicabile anche per una frammentarietà delle produzioni e, soprattutto, per una massa critica davvero irrisoria se confrontata con le richieste di mercato di alcuni paesi. Aimè, anche questi appuntamenti o concorsi (che senso ha proporre un altro alternativo a Goccia d’Oro in una piccola realtà come il Molise?), che hanno il grande merito di accrescere nel produttore e nel consumatore molisano la consapevolezza sulla qualità delle nostre produzioni, purtroppo, di contro, manifestano una difficoltà di coesione tra produttori o enti proponenti, figlia di un’assenza di “governance”, di cui molti parlano ma che, concretamente, non esiste.
Una delle aziende nell’esposizione-concorso (foto Sebastiano Di Maria)

Gli aspetti merceologici, salutistici e sensoriali sono stati al centro dell’intervento di Mario Stasi del Co.re.di.mo, grande esperto di olivicoltura e membro del Panel di assaggio della Camera di Commercio, che ha affermato con insistenza che “il momento migliore per la raccolta è all’inizio dell’invaiatura, in modo da preservare le caratteristiche organolettiche e nutrizionali dell’olio, oltre che evitare i problemi di attacchi di mosca dell’olivo, l’unico problema reale inficiante la qualità del prodotto, concentrati nei periodi più avanzati della maturazione delle drupe”. Inoltre, lo stesso agronomo, snocciolando i dati su ricerche effettuate in campo, ha posto l’accento sulla necessità di migliorare ulteriormente la qualità del prodotto, “possibile con diminuzione della durata della gramolazione e miglioramento delle tecniche di estrazione”, descritte con dovizia di particolare nell’intervento dell’agronomo Nicola Listorti. Non solo, “l’olio ha una qualità intrinseca ed estrinseca, quindi ha bisogno di un sistema di tracciabilità e rintracciabilità che metta in risalto il contenuto della bottiglia, un concentrato nutrizionale e salutistico, ma anche un territorio con la sua storia e la sua cultura”, chiosa lo stesso Stasi. 
L’agronomo Mario Stasi durante il suo intervento (foto Sebastiano Di Maria)

Una corretta opera promozionale, con il contenuto della bottiglia che è l’espressione di un territorio e, quindi, del suo paesaggio olivicolo, presuppone che lo stesso vada “giustamente valorizzato e tutelato, evitandone l’abbandono, perché ricco di biodiversità e di storia, anche come possibile fonte di reddito in una realtà che vive uno spopolamento evidente”, sono le parole di Sebastiano Delfine, docente presso l’Università del Molise. Lo stesso poi ritiene che “è auspicabile che gli agricoltori percepiscano un reddito dalla loro attività, perché sono i custodi del paesaggio, se ciò non fosse decreterebbe, di fatto, la morte dell’agricoltura”. Giuseppe Palumbo, docente di chimica del suolo sempre presso lo stesso ateneo, ha mostrato quali sono stati i risultati delle prime ricerche su un sistema alternativo d’impiego e lo smaltimento dei reflui di lavorazione degli oleifici, concreto problema ambientale. L’accademico ha affermato che “la detossificazione delle acque di vegetazione, sia liquide insufflando aria o attraverso l’ausilio di ossido di Manganese, o adsorbite su compost da rsu (rifiuti solidi urbani), hanno dato dei buoni risultati, con un abbattimento di circa il 50% dei polifenoli, principali responsabili dei fenomeni di tossicità sulla microflora del terreno e inquinamento delle falde”. Tali risultati sono da confermare in pieno campo, ciò consentirebbe di utilizzare tale sottoprodotto come ammendante o biofertilizzante, in un’ottica di sostenibilità ambientale.

Il Prof. Giuseppe Palumbo durante relazione (foto Sebastiano Di Maria)

Drupe della varietà Olivone (foto Sebastiano Di Maria)

Sempre il vulcanico Mario Stasi, ha poi portato a conoscenza del pubblico e degli amministratori presenti, i primi approcci tecnico-scientifici sull’Olivone, varietà autoctona dell’areale che insiste nel territorio circostante di Bagnoli del Trigno, insistendo, ancora una volta, con appelli verso le Istituzioni, Università e comunità locali nella tutela e promozione delle varietà autoctone in generale, oltre che del relativo paesaggio olivicolo, che sono la vera forza del territorio.
Sebastiano Di Maria
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