Il granato è vivo e confortante, pur concedendosi ai margini le naturali sfrangiature tipiche di un vino che non intende far sue le ragioni dell’estrazione bruta o degli attributi per gli attributi. E ancor di più te ne accorgi se solo lo accosti al naso: un universo cangiante di umori sottili, stimolanti, raffinati, aerei. A volte solenni, a volte sbarazzini, che riempiono il tempo e la voglia di stare in sua compagnia.
E’ un’aurea classicità di nebbiolo d’altura che fa da sfondo ad un quadro dinamico di rose, humus, menta, china, erbe fini, pepe, bergamotto e mandarino: finissimo, fresco, lungo, vibrante e ancora speziato, una trama carnosa ne copre appena la splendente e scarnificata nudità, regalandogli una coinvolgente cremosità tattile. Quanto basta per non farti apprezzare il gradino tannico. Quanto basta per conciliare mirabilmente le voci e illuminare a giorno l’evidenza sua più lampante: una beva irresistibile. Enorme la complessità, che è poi istinto puro. Prodigioso l’equilibrio.
A 20 euro o giù di lì (rapporto qualità/prezzo da lasciar senza parole) la sublime consistenza del nebbiolo di montagna, quale idea di purezza irraggiungibile ai più (con riferimento all’intero orbe terraqueo).
Fonte: L’AcquaBuona, Carema Etichetta Bianca 2008 – Ferrando e C.
Balanço – More (1999)
NB Per una lettura migliore della scheda si consiglia questo brano come sottofondo
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