L’Agromillora Iberia, azienda vivaistica storica, leader nel campo dell’olivicoltura superintensiva, ha organizzato la manifestazione “Olio  in  campo”, dalla raccolta delle olive alla spremitura in frantoio, presso Borgo  Incoronata (FG), nella giornata di ieri, 17 novembre 2012, sulle cultivar Arbequina e Arbosana.

Riporto la mia email di risposta all’invito che mi ha inviato il
rappresentante di l’Agrimolla Iberia cioè, come lui ci tiene a sottolineare,
“l’azienda vivaistica storica, leader nel campo dell’olivicoltura
superintensiva”, di partecipare a una manifestazione di presentazione dei
“grandi” risultati ottenuti con solo due varietà classiche della Spagna
“Arbequina” e “Arbosana” che, con l’olivicoltura intensiva, sono destinate a
colonizzare l’olivicoltura mondiale, a partire da quella italiana. Alla faccia del nostro straordinario patrimonio di biodiversità che ci vede
leader assoluti nel mondo con oltre 500 varietà autoctone, pari al doppio del
patrimonio mondiale.

 



Faccio appello a quanti hanno a cuore questo patrimonio soprattutto nostro,
ma anche di altri paesi del Mediterraneo (la Spagna compresa), a contrastare un
disegno dei padroni dell’olio, fra i quali anche i titolari dell’Agrimolla
Iberia, che è quello di azzerare le differenze, le diversità, cioè i valori,
come il dialetto, la lingua, le tradizioni che, come si sa, sono le espressioni
più autentiche di un territorio insiema all’ambiente ed ai paesaggi. Le
diversità di cui si nutre l’uomo per non sentirsi trasformare in un oggetto di
puro consumismo guidato da altri. Senza la diversità non c’è libertà. Rivolgo questo appello agli olivicoltori italiani e alle loro
associazioni, consorzi, cooperative, Unioni; alle organizzazioni professionali
– in primo luogo la CIA ed l’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, che
hanno condiviso con me il progetto “Olivoteca d’Italia”, l’oliveto della
biodiversità, con le città dell’olio impegnate nella difesa del paesaggio
olivicolo – alle Università, al mondo dell’enogastronomia; agli organi di
informazione; agli uomini di cultura ed alle istituzioni i vari livelli, perchè
tutt’insieme si adoperino a non far passare questo tentativo di colonizzazione
dei nostri territori olivetati.  Serve attivare subito tutte le azioni di informazione e controinformazione.
Serve altresì realizzare progetti atti a dare spazio alla biodiversità, alla
ricchezza organolettica degli oli prodotti, alla salvaguardia dei gusti e delle
tradizioni con le mille cucine espresse e segnate dall’olio.Si tratta di bloccare subito questo disegno che non aiuta la nostra
olivicoltura ma a limitarla fortemente dando ai territori identità uniformi
sotto ogni aspetto. Ed ecco la mia email di immediata risposta al rappresentante della ditta
spagnola che, volentieri, pongo alla vostra attenzione.

Scorcio di paesaggio olivicolo a Larino
Foto storica raccolta delle olive

Egregio Dr. Rutigliano,
grazie per l’invito ma non ci sarò. E’ l’inizio della colonizzazione della nostra olivicoltura da parte della
Spagna con il rischio dell’abbandono dei nostri oliveti marginali che sono tanta
parte della olivicoltura italiana e di quel straordinario patrimonio di
biodiversità olivicola che è, questo sì, il nostro vero futuro.
I miei saluti

Pasquale Di Lena