Dopo un periodo sabbatico durato quasi un anno (non potete immaginare quanto ci sia costato anche emotivamente), come conseguenza di accadimenti che ci hanno visto oggetto – nostro malgrado – di equivoci o fraintendimenti (ci piace pensarla così), risolti subito grazie al buon senso di chi ha saputo ascoltare e giudicare di suo (per fortuna esistono ancora persone di senno), torniamo a scrivere per quello per cui è nato questo blog, il vino e lo straordinario modo che lo circonda. Perdonatemi per questa premessa, ma era giusto togliersi un peso (e anche qualche sassolino). Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati (questa volta, invece, non solo con parole nostre), cogliendo questo momento particolare per chi vive del nettare di Bacco, la vendemmia, giunta al suo culmine, per mettere in risalto il forte valore antropologico e culturale dell’evento (lo avevamo già fatto anche in passato), come momento magico e di gioia, di duro lavoro, di aspettative ma anche di festa e, in particolare, di condivisione. Da questi aspetti (storia, cultura e condivisione) vogliamo ripartire (con il vino) per rilanciare il nostro invito, come abbiamo fatto fin dalla nascita di questo modesto contenitore, per dare dignità e lustro alla nostra piccola realtà enologica (tanti i riconoscimenti, poca ancora la considerazione), che merita pari attenzioni come le altre ricchezze regionali che in questi giorni sono oggetto di ammirazioni nell’universo terracqueo (vivaddio, esiste ancora un po’ di “gusto“).
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Pigiatura dell’uva con i piedi rievocata dai ragazzi dell’Istituto Agrario di Larino |
Stare lontano per un po’, ci ha permesso di rimettere insieme si le idee, ma anche di riuscire a leggere, finalmente, una piccola parte del tanto materiale messo da parte, in questi anni, inerente al vino (libri, pubblicazioni, articoli, atti), e proprio da uno scritto storico vogliamo ripartire, in onore del periodo vendemmiale. Raffaele Pepe da Civitacampomarano – fratello del più famoso poeta e patriota risorgimentale Gabriele – di professione agronomo del Regno di Napoli (quello che chiese, per miglioramento dell’assortimento varietale, “marze forastiere” della vite “Le Tenturie d’Espagne = Tintiglia” [Tintilia del Molise, 2007]) – era tra i curatori e compilatori del “Giornale economico rustico di Molise“, un bimestrale a servizio dei contadini del Contado di inizi ‘800. Leggendo il numero di settembre-ottobre del 1827, mi ha incuriosito molto l’introduzione – che parlava proprio dei preparativi per la vendemmia (rigorosamente in latino) – in cui lo stesso Pepe, cita uno dei più grandi agronomi della storia, il francese Vanière Jacques (1664-1739), attraverso un piccolissimo compendio del sua corposa pubblicazione Praedium rusticum sul mondo agricolo (tra cui un intero capitolo su vite e vino), proprio relativa alla fase pre-vendemmiale, che racchiude bene il senso del nostro pensiero sopra esposto.
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Fonte: Giornale economico rustico di Molise, numero settembre/ottobre 1827 |
Traduzione (a cura di Elisa Damiano):
Appena l’uva cambia e assume un colore purpureo, mentre il mosto più maturo si rigonfia, vengono allestite le fondamenta della dimora di Bacco e vengono preparati i vasi del vino.
Quell’unico lavoro, da solo, coinvolge tutti quanti: una parte (delle persone) pulisce le sporcizie del locale maleodorante e asciuga i torchi; un’altra parte lava le botti coperte di polvere; altri uomini si prendono cura dei vasi appena comprati e tirano fuori dalle cantine, già vuote ormai da tempo, delle botti per il vino; un’altra parte delle persone riprende le funi per Bacco, tirandole.
(Nella cura delle botti) alcuni eliminano le fessure utilizzando della stoppa flessibile; quindi versano acqua pulita e tramite una catena agitano il deposito (feccia) presente all’interno; buttano fuori i liquidi marci dall’apertura del recipiente e ripuliscono l’interno tramite uno spruzzo ripetuto.
La donna non contempli inoperosa il marito che si sta applicando al lavoro di Bacco ma prepari tutto l’occorrente per raccogliere l’uva prima del giorno previsto: i cesti intessuti di vimini e percorra tutta la vigna affinché possa discriminare l’uva rovinata senza pioggia, uva che conserverà per provvedere all’inverno e al mese seguente.
Intanto rinnovi i voti con devozione e preghi Dio che ci siano giorni tranquilli, che il Sole senza nuvole attraversi nell’aria un cielo sereno e che il (vento) Noto voli via altrove.
BEN TORNATA VENDEMMIA
Sebastiano Di Maria
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