“Bellissima lezione …….. un vero e proprio racconto affascinante ……. grazie di cuore”, “grazie Carmelina per la tua straordinaria testimonianza di vita”, “la più bella lezione della Scuola del Gusto”. Questi sono solo alcuni dei commenti apparsi sui social dopo la “lezione”, o meglio, il racconto di vita dell’unica famiglia in Italia che pratica ancora la transumanza attraverso i tratturi; sentimenti di ammirazione che si vanno a sommare a quelli di chi ha avuto la fortuna di partecipare ad una delle lezioni di “MoliCaseus”. Carmelina Colantuono, insieme con la sua famiglia, sono custodi di una tradizione millenaria, che si perde nella notte dei tempi, attraverso l’utilizzo di quelle autostrade verdi, o di quello che rimane – per fortuna il Molise ne ha preservati lunghi tratti – che sono state, oltre che passaggio di armenti, vie di traffici commerciali, percorsi di pellegrinaggio e spostamenti di culture e civiltà. I tratturi e la transumanza, sono oggi espressione della civiltà agro-pastorale che per secoli è stata fonte della cultura, del sapere e dell’economia dei territori rurali dell’Italia meridionale, un vero e proprio sistema economico integrato.
Carmelina Colantuono e Nicola Di Niro (Moligal) alla Scuola del Gusto |
“Spostare oltre 300 capi di bestiame per circa 200 km a piedi”, vacche podoliche, nella fattispecie, da San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, dove la famiglia possiede un’azienda di circa 250 ettari di pascoli invernali, fino ai pascoli estivi di Frosolone, “è diventata un’impresa al limite dell’impossibile, tant’è vero che ogni anno crediamo sia l’ultimo”. Queste le prime parole di Carmelina, che segue tutti gli aspetti logistici e burocratici del caso, anche sul campo, citando tutta una serie di enti e comuni che devono autorizzarne il transito – “cosa lo fate a fare, ci ripetono” – purtroppo, anche attraverso percorsi, una volta solo ad appannaggio degli armenti, ora invece occupati da strade asfaltate o culture estensive. Molto belli e toccanti i racconti dalla sua infanzia fino ad oggi, anche attraverso le gesta e le parole del nonno Felice: “le nostre vacche sono come le rondini, dobbiamo seguirle, ci ripeteva sempre”, ricordando quando da bambina si avvicinò con curiosità e ammirazione – le donne non partecipavano alla transumanza – “senza dimenticare anche le battaglie e i gridi di dolore di un uomo che vedeva il suo mondo morire, che ci raccontava sempre con minuzia e passione, tanto che a volte esclamava, per la rabbia, ma devo arruolarmi nelle Brigate rosse per far capire che i tratturi vanno salvati”.
Foto famiglia Colantuono |
Foto famiglia Colantuono |
“Con la transumanza, vogliamo essere da stimolo per le istituzioni per la tutela dei tratturi, luoghi bellissimi, conservati e intatti per molti tratti, soprattutto in Molise”, continua Carmelina, sentimenti condivisi, su quello che è un patrimonio storico, archeologico, antropologico e naturalistico straordinario. Come si articola il percorso che dura ben quattro giorni? Si parte da San Marco in Lamis (Foggia) fino ad arrivare alla prima sosta notturna, presso la Vecchia Dogana e la chiesetta della Madonna del Ponte, sulle rive del fiume Fortore, in agro di San Paolo di Civitate, attraverso l’utilizzo del Tratturo L’Aquila-Foggia. La mattina seguente, partenza per Santa Croce di Magliano, attraversando il territorio del Comune di Serracapriola. Il terzo giorno, il più duro e lungo, partenza prestissimo per la località “Femmina Morta”, lungo il Tratturo Celano-Foggia, attraverso i territori di Bonefro, San Giuliano di Puglia, Sant’Elia a Pianisi, Ripabottoni, Monacilioni. Spostandosi sul “Braccio” Centocelle-Cortile – i tratturi sono composti anche di vie minori, come Tratturelli o Bracci che li mettono in comunicazione – si arriva fino al Santuario della Madonna della neve, per il riposo notturno, in località “Quercigliole” a Ripalimosani. L’ultimo giorno partenza per Frosolone, attraverso il guado del fiume Biferno, passando per i territori di Castropignano, Torella, Molise fino a Frosolone, dove la mandria raggiunge la località Acquevive, dove ci sono i pascoli estivi. Uno straordinario percorso naturalistico, tra paesaggi, storia, cultura, riposando sotto le stelle, consumando i prodotti della tradizione agro-pastorale.
Foto famiglia Colantuono |
Foto famiglia Colantuono |
Con Carmelina, mente, anima e cuore della famiglia, molto accorata è stata anche la testimonianza di Nicola Di Niro, direttore di Moli.Gal., che da anni accompagna e segue le gesta della famiglia transumante, tanto da farsi portabandiera di un ambizioso progetto, insieme con altri partner istituzionali, anche di altre regioni. “Il progetto, che prevede anche una cooperazione transnazionale, sarà un modello originale e innovativo di sviluppo, in ambito rurale, per dare alla civiltà della transumanza e ai tratturi l’importanza che meritano, promuovendo itinerari turistici, coinvolgendo, in particolare, i territori caratterizzati da peculiarità naturalistiche ambientali, attraverso la strutturazione di circuiti e itinerari slow”. L’ambizioso progetto, di cui il Moli.Gal. è capofila, portato avanti dal partenariato, è finalizzato al riconoscimento dei tratturi e della civiltà della transumanza come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Foto famiglia Colantuono |
Con l’auspicio che questo prestigioso riconoscimento sia la spinta definitiva, verso le istituzioni, per la valorizzazione dei tratturi, come risorsa storico-culturale e ambientale, ma soprattutto come via di sviluppo delle aree interne, dell’artigianato e delle produzioni locali, noi non possiamo far altro che ammirare e condividere l’impegno, la passione, le emozioni e le fatiche della famiglia Colantuono. La Scuola del Gusto, con i corsisti di “molicaseus” che avranno la fortuna di partecipare e condividere queste emozioni in una parte del percorso che si svolgerà alla fine del mese di maggio, saranno testimoni e divulgatori di questi valori.
Scuola del Gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com
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