Il nuovo pericolo per i vigneti italiani viene dal Giappone, ha gli occhi rossi e ama la frutta matura, quasi marcia. Si chiama Drosophila Suzukii e, nonostante le rassicurazioni degli esperti, comincia a preoccupare i produttori di vino, tant’è che nei giorni scorsi a questo insettino è stato dedicato un convegno in Valpolicella, e perfino il magazine inglese Decanter ne ha parlato come di una “new pest for vineyards”. Tre Bicchieri ha chiesto un parere a Claudio Ioriatti, responsabile dell’unità “difesa delle colture e selezione sanitaria” dell’Istituto San Michele All’Adige. La Fondazione Edmund Mach, infatti, da anni studia questo moscerino, e ogni anno investe oltre 500 mila euro per la ricerca di soluzioni.
Si può, davvero, parlare di allarme drosophila?
Non userei toni troppo allarmistici. È vero che quest’anno abbiamo avuto segnalazioni da quasi tutte le regioni d’Italia (tranne la Sardegna; Ndr) e che il fenomeno è in netta crescita rispetto al 2012, ma la situazione è sotto controllo. L’uva non è sicuramente il primo obiettivo di questo insetto e ancora non si son presentati casi quantitativamente rilevanti o almeno paragonabili al comparto frutta. Non si può ancora azzardare una statistica nazionale, ma abbiamo da poco monitorato circa 17 mila acini in Alto Adige e di questi solo il 3-4% ha registrato al presenza di uova.
Esistono in questo momento varietà più a rischio di altre?
Al primo posto delle varietà più colpite c’è sicuramente l’uva Schiava, infatti abbiamo avuto diverse segnalazioni in Trentino e in Alto Adige. Poi il Pinot Nero, il Groppello e il Moscato d’Amburgo. Molto dipende dalle caratteristiche dell’acino: abbiamo appurato che la drosophila depone le uova lì dove trova meno spessore della buccia. Ma ci sono anche altri fattori che concorrono al pericolo.
Per esempio?
Per esempio il clima: pare che prediliga le temperature fresche e in estate si sposti in montagna, per poi tornare a valle a settembre. Per sopravvivere e prolificare ha bisogno di una certa umidità e la sua temperatura ideale è di 20-25 gradi, oltre i 30 gradi il maschio della specie diventa sterile.
A parte sperare in un clima favorevole, esistono valide soluzioni al momento?
Lì dove la presenza della Drosophila si fa preoccupante si può utilizzare il controllo chimico del fenomeno. Ma stiamo studiando la possibilità di utilizzare anche la lotta biologica: abbiamo riscontrato la presenza nei vigneti di parassitoidi in grado di contrastare questo insetto. Antagonisti che si stanno sviluppando in modo naturale. E proprio in questa direzione ci stiamo muovendo con un progetto in collaborazione con l’Università dell’Oregon per accelerare questo processo di lotta biologica.
Lì dove la presenza della Drosophila si fa preoccupante si può utilizzare il controllo chimico del fenomeno. Ma stiamo studiando la possibilità di utilizzare anche la lotta biologica: abbiamo riscontrato la presenza nei vigneti di parassitoidi in grado di contrastare questo insetto. Antagonisti che si stanno sviluppando in modo naturale. E proprio in questa direzione ci stiamo muovendo con un progetto in collaborazione con l’Università dell’Oregon per accelerare questo processo di lotta biologica.
Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (articolo a firma di Loredana Sottile)
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