Vi riporto di seguito l’ultima analisi, a cura del Corriere Vinicolo, sui dati export delle singole regioni italiane dell’ultimo semestre, con il relativo raffronto con lo scorso anno. Leggendo le statistiche, l’occhio è andato subito sul Molise e, un po’ meravigliato, lo ammetto, ho constatato che non solo viene confermato il trend positivo del primo trimestre dell’anno, ma bensì c’è stata una vera e propria impennata che ha proiettato la nostra piccola realtà in cima alla classifica, come variazione percentuale, naturalmente. Un dato straordinario che, purtroppo, Carlo Flamini, attuale Direttore del  settimanale che dal lontano 1928 è un punto di riferimento per tutta la filiera, che conosco personalmente visto che da qualche mese sono un collaboratore, come corrispondente per Abruzzo e Molise, non ha citato nemmeno per striscio, non per malafede, ci mancherebbe, ma per via dei volumi e del valore della nostra produzione che sono trascurabili rispetto alla media nazionale. Tuttavia, il dato c’è ed è importante, non mancherò di farlo presente al direttore della testata, soprattutto per una realtà come la nostra alla ricerca di una propria identità.
 
Fonte: Corriere Vinicolo
Il Veneto si conferma campione italiano dell’export, con performance ancora in grande crescita: +11% a fronte del +8% della media italiana. Con oltre 730 milioni di euro di valore, la regione stacca di 300 milioni il Piemonte (pur in ottime condizioni di salute, +7%) e di circa 400 milioni la Toscana, anch’essa in terreno positivo nel giro di boa annuale. Bene anche tutte le altre regioni sopra i 100 milioni di esportato: Trentino Alto Adige (+8%), Emilia Romagna (+18%, miglior crescita assoluta) e Lombardia (+14%). Buono, per scendere in classifica sotto i 100 milioni, il consuntivo abruzzese, che conferma l’andamento positivo dei primi tre mesi, mentre continuano le dolenti note per il vino pugliese, inchiodato a -13%. In netto peggioramento il quadro della Sicilia, che vira in negativo (-1%) la buona performance con cui aveva chiuso il primo trimestre. In deterioramento anche Friuli, Marche e Lazio (queste ultime due restano comunque positive, +2%). In ripresa la Campania (+15% contro il magro +2% del primo trimestre), mentre conferma il dato negativo l’Umbria.
Il dato è chiaro, c’è poco da commentare; tra i “piccoli” siamo quelli con il maggior incremento percentuale in termini di valore nell’esportazione, ben il 49,5% in più rispetto al primo semestre dell’anno precedente oltre che primi in assoluto, ma solamente pari allo 0,8% in valore rispetto al nazionale. Questa crescita esponenziale è figlia di un aumento della qualità della produzione regionale, in termini d’incremento del numero di aziende imbottigliatrici, ma soprattutto grazie ad un opera promozionale che le singole aziende, purtroppo, si fanno carico, mancando, di fatto, una programmazione condivisa. Immaginate quali risultati si potrebbero raggiungere se, al contrario, ci fosse un’unica strategia  comune di promozione e dei relativi effetti sull’intero comparto, ed invece siamo alle prese con il rischio di perdere la denominazione Osco o Terre degli Osci, IGT che l’Abruzzo vuole sottrarci perché, di fatto, lavora parte delle nostre uve, cosa che sta andando avanti da anni ma mai affrontata di petto, se non nell’ultimo periodo, forse troppo tardi. La Tintilia continua a rimanere un prodotto di nicchia, è vero, ma pur sempre fortemente identitario, seppur di difficile individuazione da un punto di vista sensoriale vista l’eterogeneità delle diverse produzioni, anche se i caratteri comuni sono ben noti. Un attento studio scientifico sui diversi areali di produzione, come la zonazione, potrebbe essere un valido strumento per comprenderne le peculiarità rispetto ai diversi territori, oltre che un potente mezzo di comunicazione.  
 
Vigneto di Tintilia
In questi mesi sono stati diversi gli appuntamenti sugli sviluppi e sul futuro della vitivinicoltura regionale, San Felice, Riccia e Termoli, solo per citarne alcuni, orfani quasi sempre delle istituzioni, pieni di propositi e idee valide, per carità, ma finché non verranno tradotti in opere concrete rimarranno solo chiacchiere. In attesa del responso delle varie guide che vengono pubblicate in questo periodo, che ad oggi hanno mostrato un Molise enologico in salute e in ascesa, bisogna elogiare a gran voce le singole aziende produttrici e imbottigliatrici se la nostra vitivinicoltura  ha un senso e un futuro, come gli ultimi premi assegnati alla cantina Borgo di Colloredo al gran premio internazionale Mundus Vini 2013. Grazie.
 
Sebastiano Di Maria