La vite è una straordinaria pianta non solo per
l’uva ed il vino che dà ma anche per la sua capacità di sapersi adeguare alle
situazioni estreme per quanto riguarda il caldo ed il freddo. La dimostrazione
l’ha data la vendemmia in corso con risultati, per ciò che riguarda la qualità,
eccellenti in tutte le regioni, però un po’ diversificati (minor produzione al
centro nord e più al centro sud di fronte allo scorso anno) per le quantità.
A tale proposito ci sono previsioni contrastanti da
parte dell’Assoenologi, che parla di 41/42 milioni di ettolitri di vino, e da
parte dell’Unione Italiana Vini, che accusa una perdita dell’8% di fronte allo
scorso anno, ciò che vuol dire appena 39 milioni di ettolitri. In pratica, se si
conferma questo dato, la vendemmia 2012 sarà, per il nostro Paese (l’Enotria tellus) la peggiore, con
riferimento alla quantità, in assoluto. Dentro questo quadro abbastanza preoccupante per la
nostra vitivinicoltura, e la stessa agricoltura, si registra la situazione in
controtendenza del Molise, con più produzione dello scorso anno e di ottima
qualità.
l’uva ed il vino che dà ma anche per la sua capacità di sapersi adeguare alle
situazioni estreme per quanto riguarda il caldo ed il freddo. La dimostrazione
l’ha data la vendemmia in corso con risultati, per ciò che riguarda la qualità,
eccellenti in tutte le regioni, però un po’ diversificati (minor produzione al
centro nord e più al centro sud di fronte allo scorso anno) per le quantità.
A tale proposito ci sono previsioni contrastanti da
parte dell’Assoenologi, che parla di 41/42 milioni di ettolitri di vino, e da
parte dell’Unione Italiana Vini, che accusa una perdita dell’8% di fronte allo
scorso anno, ciò che vuol dire appena 39 milioni di ettolitri. In pratica, se si
conferma questo dato, la vendemmia 2012 sarà, per il nostro Paese (l’Enotria tellus) la peggiore, con
riferimento alla quantità, in assoluto. Dentro questo quadro abbastanza preoccupante per la
nostra vitivinicoltura, e la stessa agricoltura, si registra la situazione in
controtendenza del Molise, con più produzione dello scorso anno e di ottima
qualità.
Un risultato positivo annebbiato dalla denuncia di alcuni produttori di
uve Tintilia che un servizio del Tg3
Molise a firma di Enzo Ragone, come sempre attento e puntuale, ha
riportato. La nostra speranza è che la preoccupazione dei due
produttori intervistati sia solo frutto della paura che, da qualche anno cioè da
quando l’incertezza del mercato è al massimo, tocca i viticoltori alla vigilia
della vendemmia. Una speranza, però, non ci deve far stare
tranquilli, o in silenzio, proprio perché parliamo del vino Tintilia, il grande testimone della
vitivinicoltura molisana, già fonte di preoccupazione pochi anni fa, quando c’è
stato chi ha pensato bene di imbrattare la sua immagine di grande vino rosso
derivato da uva autoctona del Molise, appunto la Tintilia. Una vicenda che abbiamo
contrastato con rabbia, brutta, che a noi ha dimostrato la poca consapevolezza
del valore e de ruolo di questo nostro unico vino tutto molisano e la scarsa
conoscenza delle regole fondamentali del marketing. Per fortuna il pericolo di uno svuotamento
dell’immagine “Tintilia” è rientrato
con il nuovo disciplinare della Doc “Tintilia del Molise”, finalmente non più
parte della Doc “Molise” e, in questa
nuova situazione, in grado di svolgere ancora più quel suo ruolo di testimone e
di volano della vitivinicoltura molisana. Niente s’inventa dall’oggi al domani, soprattutto
nel Molise che non si è mai dato una programmazione, e, ancor più, nel mondo
dell’agricoltura e della vitivinicoltura molisana, con una forza dirigente
dominante che non hai mai vissuto l’emozione della progettazione, ma solo l’eco
fastidiosa delle promesse e della distribuzione dei pani e dei pesci pagati cari
dall’agricoltura e dal mondo dei coltivatori. Ha ragione Sebastiano Di Maria nella sua analisi
degli errori del passato che, ora, stanno condizionando il presente e il futuro
della vitivinicoltura molisana. Un mondo che non ha mai pensato a darsi una
strategia di marketing, aprendo, di fatto, a improvvisazioni pagate con moneta
pesante dalle istituzioni e dal contribuente. Improvvisazioni e, anche,
incapacità di cogliere tutte le opportunità che avrebbero dato risposte ben più
esaurienti e interessanti di quelle che pur ci sono state negli ultimi dieci
anni.
uve Tintilia che un servizio del Tg3
Molise a firma di Enzo Ragone, come sempre attento e puntuale, ha
riportato. La nostra speranza è che la preoccupazione dei due
produttori intervistati sia solo frutto della paura che, da qualche anno cioè da
quando l’incertezza del mercato è al massimo, tocca i viticoltori alla vigilia
della vendemmia. Una speranza, però, non ci deve far stare
tranquilli, o in silenzio, proprio perché parliamo del vino Tintilia, il grande testimone della
vitivinicoltura molisana, già fonte di preoccupazione pochi anni fa, quando c’è
stato chi ha pensato bene di imbrattare la sua immagine di grande vino rosso
derivato da uva autoctona del Molise, appunto la Tintilia. Una vicenda che abbiamo
contrastato con rabbia, brutta, che a noi ha dimostrato la poca consapevolezza
del valore e de ruolo di questo nostro unico vino tutto molisano e la scarsa
conoscenza delle regole fondamentali del marketing. Per fortuna il pericolo di uno svuotamento
dell’immagine “Tintilia” è rientrato
con il nuovo disciplinare della Doc “Tintilia del Molise”, finalmente non più
parte della Doc “Molise” e, in questa
nuova situazione, in grado di svolgere ancora più quel suo ruolo di testimone e
di volano della vitivinicoltura molisana. Niente s’inventa dall’oggi al domani, soprattutto
nel Molise che non si è mai dato una programmazione, e, ancor più, nel mondo
dell’agricoltura e della vitivinicoltura molisana, con una forza dirigente
dominante che non hai mai vissuto l’emozione della progettazione, ma solo l’eco
fastidiosa delle promesse e della distribuzione dei pani e dei pesci pagati cari
dall’agricoltura e dal mondo dei coltivatori. Ha ragione Sebastiano Di Maria nella sua analisi
degli errori del passato che, ora, stanno condizionando il presente e il futuro
della vitivinicoltura molisana. Un mondo che non ha mai pensato a darsi una
strategia di marketing, aprendo, di fatto, a improvvisazioni pagate con moneta
pesante dalle istituzioni e dal contribuente. Improvvisazioni e, anche,
incapacità di cogliere tutte le opportunità che avrebbero dato risposte ben più
esaurienti e interessanti di quelle che pur ci sono state negli ultimi dieci
anni.
La Tintilia è l’esempio più lampante di
quello che stiamo dicendo, nel momento in cui è stata recuperata dallo stato di
abbandono e di sicura estinzione, quando stava per prendere forma il profondo
sconvolgimento del quadro della vitivinicoltura regionale dovuto all’inserimento
di nuove aziende imbottigliatrici, tutte in mano a giovani. Entusiasti ma frenati dai vuoti prima denunciati,
che, tuttora, continuano a vivere da isolati invece di essere membri di una
squadra e, con la bandiera della Tintilia nelle mani, conquistare il mercato, a
partire da quello locale per allargarsi come i cerchi concentrici provocati dal
lancio di un sasso in uno stagno. C’è un’occasione, che proprio la Tintilia dà con il suo riconoscimento
Doc, da cogliere per liberarsi delle
catene del passato e vivere da imprenditori la propria individualità e le
proprie responsabilità: la costituzione di un consorzio specifico per questa
denominazione, così come richiesto dalle normative vigenti. Un consorzio in mano ai produttori e trasformatori
di Tintilia, che opera per la tutela
e la valorizzazione di un vino che ha dimostrato di avere tutte le carte in
regola per la sua completa affermazione. Insieme per costruire, con la Tintilia, il futuro della
vitivinicoltura molisana avendo, però, la pazienza di aspettare i tempi e le
stagioni che servono perché questa sua affermazione maturi. In questo modo nessun produttore di uve Tintilia penserà di spiantare, ma di
costruire con la forza del dialogo e dell’unione l’immagine di questo vino e,
con essa, la fortuna dei territori di origine.
quello che stiamo dicendo, nel momento in cui è stata recuperata dallo stato di
abbandono e di sicura estinzione, quando stava per prendere forma il profondo
sconvolgimento del quadro della vitivinicoltura regionale dovuto all’inserimento
di nuove aziende imbottigliatrici, tutte in mano a giovani. Entusiasti ma frenati dai vuoti prima denunciati,
che, tuttora, continuano a vivere da isolati invece di essere membri di una
squadra e, con la bandiera della Tintilia nelle mani, conquistare il mercato, a
partire da quello locale per allargarsi come i cerchi concentrici provocati dal
lancio di un sasso in uno stagno. C’è un’occasione, che proprio la Tintilia dà con il suo riconoscimento
Doc, da cogliere per liberarsi delle
catene del passato e vivere da imprenditori la propria individualità e le
proprie responsabilità: la costituzione di un consorzio specifico per questa
denominazione, così come richiesto dalle normative vigenti. Un consorzio in mano ai produttori e trasformatori
di Tintilia, che opera per la tutela
e la valorizzazione di un vino che ha dimostrato di avere tutte le carte in
regola per la sua completa affermazione. Insieme per costruire, con la Tintilia, il futuro della
vitivinicoltura molisana avendo, però, la pazienza di aspettare i tempi e le
stagioni che servono perché questa sua affermazione maturi. In questo modo nessun produttore di uve Tintilia penserà di spiantare, ma di
costruire con la forza del dialogo e dell’unione l’immagine di questo vino e,
con essa, la fortuna dei territori di origine.
Pasquale Di Lena
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