Fonte: Corriere Vinicolo |
Il Veneto, come sempre, si conferma leader nell’export di vino per regioni, con un totale cumulato a settembre di 1,1 miliardi di euro, per una crescita del 12% rispetto al corrispondente periodo del 2012. Segue il Piemonte, 656 milioni di euro e una progressione dell’8%, in miglioramento rispetto alla performance semestrale. Crescono – pur rallentando il ritmo – anche la Toscana, situata poco sopra il mezzo miliardo di euro di valore, e il Trentino Alto Adige (+6%), mentre continuano le ottime progressioni registrate dall’Emilia Romagna, stabilmente sopra il +15% di aumento da inizio anno. In regressione – pur con valori in aumento – Lombardia (passata da +14% di giugno a +10% di settembre) e Abruzzo, che rallenta di un punto, confermando comunque una delle migliori progressioni tra le regioni: +13%. Dopo un buon inizio d’anno (+7% a marzo), la Sicilia si ferma, così come il Friuli Venezia Giulia. Positive le altre regioni, mentre continua a macinare perdite la Puglia, che chiude i primi nove mesi con un bilancio in rosso del 19%, peggiorato sia rispetto a giugno (-13%), che a marzo (-8%).
Le esportazioni delle regioni vengono calcolate secondo l’ultimo punto di transito effettivo del vino, in genere dove le aziende hanno il deposito doganale, che può non coincidere con la regione di appartenenza. Non necessariamente, quindi, tutto quello che viene esportato dal Veneto è vino “veneto” e così via. A questo poi si aggiunga che gran parte dei volumi di vino del Centro-Sud viene imbottigliato al Nord e – per le ragioni espresse in precedenza – inglobato nei calcoli nella regione di appartenenza dell’operatore finale.
Fonte: Cronache di gusto (siamo sempre molto considerati, come potete notare) |
I dati dimostrano che il Sud, con la sola eccezione della Puglia, si è accorto che contribuiva troppo alla qualità del Nord, che ha poco di nuovo da raccontare, se non per il fenomeno Prosecco, è ha capito che questa qualità la poteva fare in proprio e il Molise ne è l’esempio migliore, come abbiamo più volte ribadito, grazie alla lungimiranza e coraggio di giovani produttori. Lo studio e la ricerca di vecchie varietà nell’ampio panorama ampelografico regionale, da affiancare alla Tintilia, la ricerca di nuovi territori o meglio, come detto di recente dal Prof. Mario Fregoni, la riscoperta dei vecchi areali produttivi attraverso studi di zonazione, sono strumenti necessari per dare lo slancio definitivo al comparto, ovviamente comunicato nella maniera giusta.
Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com
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