Oggi mi trovo a commentare, ed è la terza volta in quest’anno solare, non senza un pizzico d’orgoglio, aggiungo, da molisano innamorato della propria terra e appassionato di vino, le elaborazioni, su dati Istat, dell’export del vino per singola regione italiana, curate dal Corriere Vinicolo. La fine del terzo trimestre, sotto l’occhio vigile della testata dell’Unione Italiana Vini, per mano del suo Direttore Carlo Flamini, mette in risalto, anche se ancora una volta non citato nell’articolo, un risultato superlativo per il Molise e per i produttori molisani. Come ho avuto modo di evidenziare in quest’altro articolo, dall’analisi dei dati dell’export a giugno 2013, confrontati con quelli dell’anno precedente, risultava una crescita del 49,5%, pari a un valore di oltre tre milioni di euro, saldamente in testa in un’ipotetica classifica per maggior incremento dell’export. Anche i dati riguardanti il mese di settembre 2013, sempre riferiti allo stesso periodo dell’anno precedente, danno un saldo nettamente positivo, pari a un 23% d’incremento, ancora una volta primi nella nostra ipotetica classifica.
Fonte: Corriere Vinicolo
Questo il resoconto dell’articolo:
Il Veneto, come sempre, si conferma leader nell’export di vino per regioni, con un totale cumulato a settembre di 1,1 miliardi di euro, per una crescita del 12% rispetto al corrispondente periodo del 2012. Segue il Piemonte, 656 milioni di euro e una progressione dell’8%, in miglioramento rispetto alla performance semestrale. Crescono – pur rallentando il ritmo – anche la Toscana, situata poco sopra il mezzo miliardo di euro di valore, e il Trentino Alto Adige (+6%), mentre continuano le ottime progressioni registrate dall’Emilia Romagna, stabilmente sopra il +15% di aumento da inizio anno. In regressione – pur con valori in aumento – Lombardia (passata da +14% di giugno a +10% di settembre) e Abruzzo, che rallenta di un punto, confermando comunque una delle migliori progressioni tra le regioni: +13%. Dopo un buon inizio d’anno (+7% a marzo), la Sicilia si ferma, così come il Friuli Venezia Giulia. Positive le altre regioni, mentre continua a macinare perdite la Puglia, che chiude i primi nove mesi con un bilancio in rosso del 19%, peggiorato sia rispetto a giugno (-13%), che a marzo (-8%).

Fonte: Corriere Vinicolo
Questa volta, a differenze della altre, c’è una nota a margine dell’articolo molto interessante, che spiega in maniera molto semplice come vengono raccolti questi dati, e anche le conclusioni sono uno specchio della realtà.
Le esportazioni delle regioni vengono calcolate secondo l’ultimo punto di transito effettivo del vino, in genere dove le aziende hanno il deposito doganale, che può non coincidere con la regione di appartenenza. Non necessariamente, quindi, tutto quello che viene esportato dal Veneto è vino “veneto” e così via. A questo poi si aggiunga che gran parte dei volumi di vino del Centro-Sud viene imbottigliato al Nord e – per le ragioni espresse in precedenza – inglobato nei calcoli nella regione di appartenenza dell’operatore finale.
Questo dice, in pratica, che le regioni del nord, oltre a beneficiare del trend di crescita esponenziale della spumantistica – Prosecco in testa con un +16% in valore e +8% in volume, oltre all’Asti con un +8% in valore, sempre per il per il periodo gennaio-settembre – attingono a piene mani dai vini del sud, che ancora vanno a rimpinguare, anche in termini qualitativi, le produzioni del settentrione enologico. Al netto di questi dati, è proprio il sud a dare le migliori performance, tranne la Puglia che continua a macinare perdite, regione che pagherà lo scotto anche della scadenza della deroga di vinificazione (frizzantatura e spumantizzazione) fuori zona, ossia fuori dai confini regionali, di Lambrusco e Moscato, su cui hanno investito molti viticoltori della Daunia.

Fonte: Cronache di gusto (siamo sempre molto considerati, come potete notare)

I dati dimostrano che il Sud, con la sola eccezione della Puglia, si è accorto che contribuiva troppo alla qualità del Nord, che ha poco di nuovo da raccontare, se non per il fenomeno Prosecco, è ha capito che questa qualità la poteva fare in proprio e il Molise ne è l’esempio migliore, come abbiamo più volte ribadito, grazie alla lungimiranza e coraggio di giovani produttori. Lo studio e la ricerca di vecchie varietà nell’ampio panorama ampelografico regionale, da affiancare alla Tintilia, la ricerca di nuovi territori o meglio, come detto di recente dal Prof. Mario Fregoni, la riscoperta dei vecchi areali produttivi attraverso studi di zonazione, sono strumenti necessari per dare lo slancio definitivo al comparto, ovviamente comunicato nella maniera giusta.

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com