I relatori durante la visita presso le cantine Borgo di Colloredo, a Campomarino. Da sinistra Pasquale Di Giulio con la figlia, Mario Fregoni, Pasquale Di Lena, Enrico Di Giulio e Rino Credi. |
La crescita nel nuovo mondo enologico poi, dove mancano tradizione e cognizione del terroir, ha rilevato ancora Fregoni, “impone la ricerca, attraverso la zonazione, di altri territori dove la vite, attraverso sistemi di allevamento e tecniche agronomiche meno impattanti, si prepari agli stress idrici, garantendone nello stesso tempo la salvaguardia”. La gestione agronomica del suolo, e in particolar modo della matrice organica, sono stati i concetti sviluppati nell’intervento di Enzo Mescalchin (Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige), che si è soffermato sull’importanza della fertilità organica in un vigneto. “L’omologazione del sistema vite in Italia, attraverso inerbimenti nelle interfile e diserbo sulle file – ha spiegato il ricercatore trentino – ha creato compattamento del terreno, con conseguente perdita di polarità delle radici e quindi carenze idriche e difficoltà nutrizionali, oltre che la proliferazione di graminacee, con conseguente scarsa fertilità organica, tranne che nello stato superficiale”. Lo stesso, poi, ha posto l’accento sull’uso eccessivo di diserbanti per il controllo delle infestanti sulla fila, i cui residui si trovano nelle acque dopo molti anni, mentre ha definito l’organicazione e l’arieggiamento del terreno, pratiche agronomiche che garantiscono un’intensa attività microbica, tra cui le Micorrize che svolgono un ruolo di conservazione del suolo.
Il Prof. Mario Fregoni durante il suo intervento al convegno |
Angelo Divittini, dello studio agronomico SATA, ha messo in risalto, invece, quelli che sono i principi di una potatura equilibrata, in ottica di longevità del vigneto e della qualità delle produzioni: “da evitare potature invasive, tagli rasi e grandi, causa di coni di disseccamento, intervenendo quando non sono presenti foglie e in base alla vigoria della pianta, meglio dopo le prime gelate e in periodo asciutti”. Dopo una carrellata sulle cause e la gestione delle principali fitopatie, in particolare legno nero e flavescenza dorata, a cura di Rino Credi dell’Università di Bologna, la manifestazione si è conclusa con un’esortazione, da parte del professor Fregoni: “È necessario puntare su microzone, attraverso la classificazione di toponimi, esaltando il genius loci, stile cru borgognoni, evitando di indicare il vitigno in etichetta”.
Sebastiano Di Maria
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