Lo dice una delle più importanti firme del giornalismo enologico italiano, nella sua “Guida essenziale dei vini 2015”, in cui dedica solo due facciate al Molise

Estratto da “Guida essenziale dei vini 2015” di Daniele Cernilli (Ed. Mondadori)

Poi diteci se non bisogna arrabbiarsi quando si leggono certe cose, e non è la prima volta che lo facciamo con questo giornalista, scrivemmo un post nel blog due anni fa, che già “denunciava” un atteggiamento di spocchia, superficialità e, soprattutto, di distorsione della realtà inaccettabile. Si parla di Daniele Cernilli, uno dei giornalisti del vino italiani più conosciuto al mondo, ex Gambero Rosso, ex AIS Bibenda, per intenderci. Nell’immagine c’è una delle due facciate (solo due) che dedica al Molise del vino nella sua “Guida essenziale ai vini d’Italia 2015“, edita da Mondadori. Oltre a dimenticare la DOC Tintilia nell’elenco (dice che fa storia a se!!!!), ad inserire un solo produttore in recensione (forse perché conosce solo quello) che, ovviamente, non riporto, e altri piccoli errori sparsi, tira ancora fuori ‘sta storia che il Molise è soprattutto montagnoso, ergo, non si può fare viticoltura (lo disse in un intervista video allo stesso produttore recensito). Ma dove ‘sta scritto? Ma se la Tintilia era diffusa soprattutto nelle zone “montagnose” interne. Poi, secondo le convenzioni europee, per definire montagna (in Molise il 55%, fonte: Wikipedia, resto è collina), l’altezza deve essere almeno di 600 m s.l.m. e il suo aspetto deve essere parzialmente impervio (questo non c’è mai stato in Molise). Si possono citare decine di esempi in Italia dove si fa viticoltura di qualità in “montagna”, come la definisce lui. 
Areali di coltivazione della Tintilia in Molise a fine ‘800 (Fonte: Tintilia del Molise, 2007)
Questo post, condiviso su Facebook, ha avuto molte reazioni da parte del mondo produttivo, di operatori del settore e gente comune che hanno stigmatizzato, con forza, le parole di questo giornalista del vino e, in generale, di tutti coloro che fanno disinformazione sul Molise e sulle sue risorse. Dopo le rimostranze che verranno mosse verso questa firma del giornalismo enologico, gli interlocutori  hanno preso un impegno comune per creare una sinergia tra produttori e operatori in modo da dare più forza ad un movimento troppo frammentato, colpa anche di un Consorzio di tutela che esiste solo sulla carta.  
Tempo addietro, in un post nella rubrica Enosnob sul suo portale Doctor Wine, il giornalista succitato scrisse: “Consentitemi uno sfogo, vi prego. Direi che me lo posso permettere dopo tanti anni di onorato servizio nel mondo del vino, tra degustazioni, appassionati a volte un po’ maniacali, bevitori simpatici e produttori che qualche volta confondono le loro bottiglie con dei prolungamenti alcolici della loro personalità”. ECCO, CONSENTITEMI UNO SFOGO, ANCHE SE NON ME LO POSSO PERMETTERE NON AVENDO TANTI ANNI DI ONORATO SERVIZIO NEL MONDO DEL VINO BLA BLA BLA …..: VERGOGNA.
Sebastiano Di Maria
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