GRANDE TINTILIA, GRANDE MOLISE
La vite è una straordinaria pianta non solo per l’uva ed il vino che dà ma anche per la sua capacità di sapersi adeguare alle situazioni estreme per quanto riguarda il caldo ed il freddo. La dimostrazione l’ha data la vendemmia in corso con risultati, per ciò che riguarda la qualità, eccellenti in tutte le regioni, però un po’ diversificati (minor produzione al centro nord e più al centro sud di fronte allo scorso anno) per le quantità. A tale proposito ci sono previsioni contrastanti da parte dell’Assoenologi, che parla di 41/42 milioni di ettolitri di vino, e da parte dell’Unione Italiana Vini, che accusa una perdita dell’8% di fronte allo scorso anno, ciò che vuol dire appena 39 milioni di ettolitri. In pratica, se si conferma questo dato, la vendemmia 2012 sarà, per il nostro Paese (l’Enotria tellus) la peggiore, con riferimento alla quantità, in assoluto. Dentro questo quadro
L’ALTRA TINTILIA
Nell'edizione pomeridiana del TG3 regionale del giorno 6 settembre, in pieno clima vendemmiale, è andato in onda un servizio sul futuro della vitivinicoltura molisana e in particolare sulle sorti della Tintilia, l’autoctono simbolo dell’enologia regionale. Non conoscendone il contenuto, sono andato alla ricerca del video che mette a nudo, dopo aver tessuto lodi e incensato il vitigno e il relativo vino da più parti in questi ultimi anni, non senza stupore, un vero e proprio malcontento in diversi produttori che, per chi vive quotidianamente questa realtà come il sottoscritto, sono più di un semplice campanello di allarme. In un periodo di crisi e di contrazione del mercato, che in generale non ha intaccato il sistema vitivinicolo nazionale, si osserva, di contro, un’inversione di tendenza per le cantine private della regione che si sono approvvigionate negli anni delle uve prodotte da terzi, in particolare di Tintilia, per far fronte all’aumento della
QUANDO LA DEGUSTAZIONE DIVENTA POESIA: “LUMINOSO PER IL CANDOR IN FLOREALITA’ DELLA SUA POLLINARE SUADENZA EMISSIVA”
Oh come vastissimo s'irradia questo profumo. Luminoso per il candor in florealità della sua pollinare suadenza emissiva. Un'onda alta ed intensa di tersità floreale, di cedro, d'agrume, gelsomino, con le più profonde propaggini d'aroma che giungono alle perdute dolcezze d'un ciliegio e d'una acacia di linfatico fulgore. Una potenza e una ricchezza olfattiva di assoluto nitore. Un palato che di detta limpidezza è polposa e fragrante armonia. Acidità e morbidezza con-fuse in un sapor di stupenda morbidezza impressiva. Equilibrio e integrità del gusto, viticoltura ed enologia di contemporanea perfetta simbiosi all'origine della sua silvestre, sgargiante purezza sensoriale-compositiva. Fra i migliori bianchi in assoluto dell'anno. Fra i profumi più ampi e complessi di sempre, chapeau. Fonte: Luca Maroni, Vermentino Le Strisce 2008 Balanço - More (1999) NB Per una lettura migliore della scheda si consiglia questo brano come sottofondo
I SEMI DI MIO NONNO
A volte capita di doversi mangiare le mani per qualcosa che si sarebbe potuto fare ed invece non si è fatta. A me è successo ripensando ai semi perduti di mio nonno, Alberto De Lena, che faceva l’agricoltore in un paese del Molise frentano (preferisco usare quest’espressione molto più identitaria rispetto a “Basso Molise”, su suggerimento dell’ottimo Marcello Pastorini dell’associazione “Itinerari frentani”). L’ho conosciuto ovviamente che era già anziano ed è grazie alle giornate estive trascorse con lui in campagna che io, nato cittadino, mi sono appassionato all’agricoltura, fino a scegliere di frequentare la facoltà di Agraria. Quando purtroppo è morto, ero uno studentello abbastanza ignorante e non capii l’importanza, simbolica ma, ora dico, anche estremamente pratica, di riprodurre i semi degli ortaggi che mio nonno aveva lasciato, custoditi in scatolette di latta, nello scantinato. Dopo qualche anno quei semi persero la facoltà germinativa e furono gettati