LUNGA VITA ALLA VITE
Qual'è il segreto della longevità della vite? E’ stato svelato dai friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch che, dopo oltre 20 anni di sperimentazione, hanno definito un metodo di potatura “soffice” in grado di preservare lo stato di salute dei vigneti, allungandone il ciclo di vita, fino a raddoppiarlo. Si tratta di un’innovativa filosofia di gestione della vigna, che si ispira al recupero dei modelli tradizionali tramandati dai vecchi potatori del mondo contadino per applicarli alle esigenze della viticoltura moderna. La passione per il loro lavoro e la cura che dedicano alla vigna è raccontata in un video da poco realizzato, che descrive, attraverso immagini suggestive dal Nord al Sud del paese, l’essenza della loro filosofia, attraverso la testimonianza di esperti del mondo vitivinicolo, di esponenti del mondo scientifico e di produttori. Il metodo Simonit&Sirch si basa su un approccio rispettoso dei ritmi della natura e mirato sulla singola pianta,
QUANDO LA DEGUSTAZIONE DIVENTA POESIA: NELL'INTIMITA' DI UN ELOQUIO NON URLATO
Oggi il granato è brillante ma dichiarato. Ne intuisco l’evoluzione, eppure quel fondo compatto, di un suo ardore persino rubino, ispira fiducia. Sì, i profumi sono quelli di cui avevo bisogno, quelli nei quali perdermi senza troppo pensare: “old fashioned”, austeri, signorili, “classici”, compunti, con il soffio etereo in prima linea e l’intrico di fogliame, bacca selvatica, humus, eucalipto e ciliegia macerata di corredo, con quest’ultima a regalare un gentile timbro surmaturo al frutto senza per questo sfociare nell’affaticamento aromatico. Chiede aria quel naso, lo senti, per adagiarsi più disteso sulle note di viola e terriccio. Ed è proprio in quel momento che mi piega ai suoi voleri, perché resistergli oramai mi appare come una forzatura dello spirito.In bocca possiede rigore aulico (“monastico”, mi direbbe il grande Fabio Rizzari) e dignità conclamata, giocata sui “canoni canonici” della tradizione brunellesca. Fresco, scattante, finanche sottile nella trama tannica, assume un portamento flemmatico
DA SO2 A O3: ENOLOGIA SOSTENIBILE?
Uno degli argomenti più dibattuti quando si parla di vino, tanto da creare due veri e propri fronti, favorevoli e contrari, è l’aggiunta in vinificazione dell’SO2 o anidride solforosa. L'uso dello zolfo come antisettico, sia in fase di fermentazione sia per la conservazione del vino, è una pratica molto antica. E’ superfluo ricordare che l’aggiunta della stessa porta indubbi vantaggi. Grazie alla sua attività antimicrobica e antiossidante, nel processo di vinificazione, toglie l’enologo da pericolosi imbarazzi: azione selettiva svolta nei confronti dei lieviti, inibendo gli apiculati, poco resistenti alla stessa e poco graditi, in favore degli ellittici contenuti nei normali starter o come nel regolare una fermentazione spontanea (lieviti autoctoni), estrazione di sostanze coloranti, illimpidimento dei mosti e attività antiossidante, sono solo alcune delle sue prerogative.Anche in vitivinicultura biologica l’uso dei solfiti è consentito, anche se con limitazioni. Di fronte a questa validità d’impiego, pur riconoscendo la tossicità di questi
LA REALTA' VITIVINICOLA IN MOLISE
La viticoltura molisana, pur risalente a origine preromana, non ha mai avuto un ruolo fondamentale nell’economia della regione, sia per motivi storici sia economici. A metà degli anni 50 del secolo scorso, dopo la riforma fondiaria, ci fu un vero e proprio abbandono della coltivazione della vite nelle zone interne, dove la Tintilia aveva il suo habitat naturale, per una riconversione alla coltivazione di cereali ed oleaginose. Nel frattempo la viticoltura si spostò sulle colline della bassa valle del Biferno, dove si diffuse l’allevamento a tendone, esportato dal vicino Abruzzo da agricoltori che si trasferirono nella nostra regione nel corso dei decenni. Naturalmente questo portò a produzioni quantitative che ben si sposavano con le tendenze di mercato del momento. Impluvium con tralci, pampini e grappoliDomus ellenistica - LarinoNell’ultimo decennio, però, si è avuta una vera e propria metamorfosi della realtà produttiva, imputabile soprattutto alla riscoperta o rivalutazione del vitigno autoctono