Purtroppo le previsioni pre-vendemmiali di diversi produttori di uve Tintilia, come ho avuto modo di raccontarvi, si sono dimostrate fondate. L’ennesimo servizio cronistico in proposito, realizzato dalla testata giornalistica regionale della RAI, da la prova di una difficoltà oggettiva nella commercializzazione di quello che doveva essere il simbolo del rilancio dell’intero settore regionale. Senza tediarvi con i soliti discorsi, di cui ho avuto modo di esprimermi in maniera diffusa già in altre situazioni, un altro dato emerge dall’intervista che ritengo giusto approfondire.
 
 
 
Il produttore, Angelo D’Uva, parla di un assestamento e di una contrazione del mercato, figlia del periodo di crisi economica globale e di un cambiamento di moda nei consumi di vino che porta a privilegiare, sempre secondo il produttore, i vini a basso impatto ambientale, come biologici e biodinamici. In realtà, più che di una moda si tratta di una necessità che il consumatore avverte, di una nuova consapevolezza acquisita che spinge verso il consumo di vini che privilegino la tutela dell’ambiente e la salute del consumatore. In tal senso è andato il Regolamento di Esecuzione (UE) N. 203/2012 della Commissione dell’8 marzo 2012 che regolamenta la produzione del “vino biologico”, di cui ho parlato in maniera diffusa nel blog.
Purtroppo anche questa occasione, come del resto ogni volta che si presentano nuove opportunità di mercato, ha decretato, di fatti, una conversione a biologico di molti vigneti anche nel nostro paese, in particolar modo per grandi marchi. Della serie: “piatto ricco, mi ci ficco”. Purtroppo il messaggio che si è fatto passare, soprattutto da addetti al settore come il Direttore Generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, è tutt’altro che chiarificatorio ma, anzi, pone il vino biologico alla stregua di un vino convenzionale, soprattutto in termini salutistici: “è la salute del consumatore o solo l’ambiente a trarne vantaggio dalle coltivazioni biologiche?”. Come se un ambiente più sano non centri niente con la salute del consumatore.
 
 
 
Altro dato, che il produttore sottolinea, è la contrazione del mercato del vino in un momento di crisi globale, che ha colpito gli autoctoni in  maggior misura. In realtà il discorso è semplicistico e non rispondente alla realtà. Se si vanno a guardare i dati dell’esportazioni del primo semestre del 2012 (ISTAT),  i volumi continuano a calare a causa del crollo delle esportazioni di vino sfuso a basso prezzo, dimostrato anche dalla tenuta dei fatturati, mentre le vendite di vino imbottigliato e ancor di più quelle di spumanti danno segni positivi nel mese di giugno (+7% e +22% rispettivamente). Il semestre, quindi, chiude in crescita del 7,2% sullo stesso periodo del 2011, con volumi in calo dell’11% per i vini sfusi, mentre il prezzo medio è cresciuto di conseguenza del 20% che corrisponde a circa 2,1 € a Kg di uva.
 
Elaborazione dati ISTAT di Marco Baccaglio
 
Se poi guardiamo, invece, i dati del Molise circa il valore della produzione integrata di vino, c’è una crescita in valore del 7% a 2,7 milioni di €, contro i dati negativi a livello nazionale, come già avevo sottolineato in questo post. Quindi, concretamente, la qualità della produzione enologica regionale è aumentata a dispetto di una contrazione nazionale, pur di fronte ad una caduta vertiginosa della superficie vitata, ma siamo vittima di una difficoltà oggettiva in un mercato che va a gonfie vele, soprattutto per le produzioni di qualità. Dov’è l’inghippo? E’ facile da individuare: paghiamo lo scotto, in un periodo nero, della mancanza di una strategia comune di promozione e di diffusione capillare nei diversi canali distributivi, mentre ci affidiamo alle singole capacità imprenditoriali di fare mercato di “marca”, come ribadito nell’intervista da Pasquale Di Lena. E il Molise con la Tintilia e il suo territorio dove sono? Da nessuna parte. 
 

Elaborazione dati ISTAT di Marco Baccaglio
 
Purtroppo questi dati mettono a nudo una difficoltà di mercato per il Molise per i vini di qualità e per la Tintilia tanto che, pur con un vero e proprio crescendo di consensi negli anni, come del resto per gli autoctoni in tutto il paese, in assenza di un legame con il territorio ed a una realtà produttiva, sono destinati ad un lento declino.

EDIT

Vi sarete chiesti di quel non sembra virgolettato nel titolo. In realtà avevo scritto il post in fretta e furia stamane, dopo aver visionato il servizio giornalistico in questione. Prima di pubblicarlo volevo dargli una riletta per evitare errori grossolani, e me ne scuso dell’eventuale presenza, ma è stato più forte di me aggiungere questa piccola nota a margine e quindi nel titolo. Aprendo la posta elettronica, infatti, ecco comparire un invito ad una manifestazione enogastronomica in quel di San Felice del Molise con il tema centrale, giuro che non lo sapevo, la “Tintilia per la valorizzazione del territorio”.  Scorrendo la lista dei relatori c’è da leccarsi i baffi, ricca com’è di personalità di alto profilo politico-amministrativo. Sarà la volta buona o, visto il clima pre-elettorale, la solita passerella? Voglio essere ottimista e questa non me la perdo per niente al mondo. A presto per i risvolti.

 


 
Sebastiano Di Maria