Il secondo percorso formativo della “Scuola del gusto”, che con il progetto “Un Molise Extra-Ordinario” ha affrontato il complesso mondo dell’olio extravergine, dalla coltivazione dell’olivo fino alla tavola, cercando di individuarne i caratteri di qualità ed evidenziando anche i tanti luoghi comuni che non certo aiutano a perseguire tale obiettivo, è terminato, come lo scorso anno, con l’appuntamento itinerante, in giro per la nostra splendida terra, il Molise, con il prezioso contributo di ATM (Azienda Trasporti Molisana), animati dal gusto della scoperta. La possibilità di poter toccare con mano realtà produttive, spesso sconosciute ai più, per mettere in pratica i concetti acquisisti durante il corso, ma, se vogliamo, anche per dare lustro a prodotti di qualità che varcano i confini nazionali, di cui spesso non c’è traccia tra le nostre mura più per demerito nostro che delle aziende produttrici, che privilegiano altri mercati piuttosto che l’apatia e l’indifferenza dell’abitante della “Regione dove non c’è niente” (cit.), ha avuto un grande riscontro d’interesse e attenzione, segno che c’è una voglia di conoscenza e di senso di appartenenza, elementi imprescindibili per la crescita, principi cardine della “Scuola del gusto”.
Rispetto agli “Itinerari del gusto” passati, compresi anche quelli dello scorso anno, ci si è spostati nell’Alto Molise, precisamente nella terra dei Pentri, una delle quattro tribù che costituivano l’antico popolo dei Sanniti, che abitavano le terre oggi rappresentate dalla Provincia d’Isernia. Il “popolo dei monti”, come risulta dalla stessa radice del celtico pen, ossia sommità, conoscevano l’arte della viticoltura, tanto che Plinio, in epoca romana, ha parole di elogio per i vini d’Isernia, indicandoli tra i migliori (vino Paetrutanium prodotta da una vite chiamata pumula). La presenza di una viticoltura fiorente e di produzioni di vino, quindi, rappresentava, per le zone interne della Regione, fino alla fine dell’800, una grande risorsa suggellata anche da riconoscimenti, salvo poi, dopo la distruzione da parte della fillossera, seguita da emigrazione ed eventi nefasti dei conflitti mondiali, spostarsi vero il basso Molise. Uno dei produttori che negli ultimi anni sta riscoprendo e rivalutando i fasti di una storia millenaria che racconta di vite e vino, ma anche di Tintilia, se vogliamo considerare tempi più vicini, è Antonio Valerio, vulcanico produttore che ha rilevato una vecchia Cantina Cooperativa a Monteroduni, trasformandola, secondo i moderni canoni dell’enologia, in una delle aziende emergenti del panorama enologico molisano e non, dove si produce il vino Pentro, l’unico produttore a imbottigliare con la denominazione d’origine (DOC) che richiama la storia del popolo che abitava quelle terre, unico produttore di spumante metodo classico in Molise. La prima tappa del secondo percorso non poteva non essere con un forte richiamo alla storia della terra dei pentri, come anche la testimonianza nell’epigafre conservata al Museo del Louvre a Parigi, ritrovata nel comune di Macchia d’Isernia, che descrive due personaggi, Calidius Eroticus e Fanniae Voluptati, dove si parla anche di vino. Non a caso Calidio e Fannia sono due etichette della Valerio Winery.
Un momento della visita aziendale |
Altra storica realtà del territorio di Monteroduni, sempre sotto la guida di Antonio Valerio, è l’Azienda Agricola Principe Pignantelli, che produce olio extravergine d’oliva classico, DOP, BIO e monovarietale, tutti ottenuti dalle tremila piante di olivo di proprietà, molti secolari. L’azienda, situata in un casale, in origine una stazione di posta, attiva fin dal 1669, era di proprietà di una delle famiglie nobiliari più importanti del panorama araldico italiano, di origini Longobarde, la cui massima espressione è rappresentata dalla presenza, a Monteroduni, del Castello Pignatelli, residenza rinascimentale della famiglia.
Facciata dell’azienda |
Una selezione di oli dell’azienda |
Dopo la sosta nel Comune di Monteroduni, tra olio e vino, parlando di storia e legame con il territorio di due dei prodotti simboli del Molise, è stata la volta di una visita emozionante presso uno dei più bei castelli medioevali presenti in Regione, complice la guida straordinaria dell’arch. Franco Valente che, per l’occasione, ha accompagnato i 50 partecipanti nel percorso che raccoglie e testimonia la storia di Venafro e di tutta l’alta valle del Volturno. Il Castello Pandone, situato alla base del monte Santa Croce, immerso fra gli uliveti secolari che hanno rappresentato il paesaggio agrario di Venafro fin dai tempi di Catone e Varrone (oggi Parco Regionale degli Olivi di Venafro), che narravano la qualità dell’olio prodotto (oggi cultivar Aurina, chiamata anche Liciniana dal nome di chi la importò nel venafrano in epoca romana), è chiamato così perché nel 1443 fu donato alla famiglia Pandone dal re Alfonso d’Aragona. Il rappresentante più importante della famiglia, il conte Enrico Pandone, uno dei più importanti allevatori di cavalli del Regno di Napoli, lo trasformò in una residenza signorile. In questa trasformazione, gli interni furono abbelliti da raffigurazioni di cavalli, a grandezza naturale, unica nel suo genere, della scuderia del conte, in bassorilievo, con tutte le caratteristiche morfo-funzionali dei singoli animali. Da dicembre del 2012, il Castello ospita il Museo Nazionale del Molise, dove sono esposte, tra le altre, le opere pittoriche più importanti della Regione.
L’arch. Franco Valente durante la visita al Castello Pandone |
Scuola del gusto
scuoladelgustomolise@gmail.com
Leave A Comment