Ieri pomeriggio, nell’aula Magna dell’Istituto Tecnico “San Pardo” di Larino, si è svolta la prima lezione della “Scuola del gusto: Un Molise Divino”. Il primo tema, trattato magistralmente dalla Prof.ssa Annarita de Notariis, docente di Storia dello stesso Istituto e con un passato da archeologa, ha riguardato il mito del vino e della vite nelle diverse civiltà occidentali (egiziani, greci, etruschi e romani) e nelle varie epoche, come Medioevo e Rinascimento. Vista la sua esperienza sul campo, particolare attenzione e interesse hanno suscitato, nella folta platea di partecipanti, i contributi scientifici dati dagli scavi archeologici del basso Molise, e di Larino in particolare, che testimoniano l’esistenza di una viticoltura fiorente e del vino già in epoca romana.
La viticoltura sembra aver avuto origine nel Neolitico quando, nelle “discariche” dei primi villaggi preistorici, da semi, presero origine i primi “frutteti”, da cui furono selezionate le prime specie, tra cui la vite. Fu questo il momento, come sottolineato dalla docente, che decretò la nascita dell’agricoltura, soprattutto per mano delle donne, che non impegnate in operazioni di caccia, ad appannaggio della parte maschile, si dedicarono alla coltivazione di specie proficue per il sostentamento. I principali centri di domesticazione primitiva nacquero nel vicino oriente, dove era diffusa la formazione di villaggi, e in particolar modo nella regione caucasica, tra i bacini del Mar Caspio e del Mar Nero. Nel territorio ora occupato dalla Georgia, sono stati ritrovati orci con tracce di vino nel loro interno. Siamo a circa 5.000 anni prima della nascita di Cristo, è rappresenta, di fatto, la nascita della prima forma di viticoltura con relativa produzione di vino.
La storia del vino, sempre in oriente, trova spazio nella culla della civiltà. La Bibbia, nella Genesi, ci riferisce di Noè che appena uscito dall’arca pianta una vigna e ne ottiene vino, testimoniando che le tecniche enologiche erano ben conosciute già in epoca pre-diluviana. Gli Egiziani, invece, furono maestri e depositari di tali tecniche. Essi tenevano, con cura e precisione, registrazioni dettagliate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Ne sono testimonianza i numerosi geroglifici che rappresentano particolari di come si produceva il vino dei Faraoni. Attraverso i Greci e i Fenici, il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l’importanza del vino. All’epoca dell’Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l’Europa settentrionale. Si scrisse tanto sul tema che oggi non è difficile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli notevole sviluppo: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, oggi riproposto da qualche produttore, i Romani cominciarono a usare barili di legno e bottiglie di vetro, introducendo, o quantomeno enfatizzando, il concetto di “annata” e “invecchiamento”.
La viticoltura sembra aver avuto origine nel Neolitico quando, nelle “discariche” dei primi villaggi preistorici, da semi, presero origine i primi “frutteti”, da cui furono selezionate le prime specie, tra cui la vite. Fu questo il momento, come sottolineato dalla docente, che decretò la nascita dell’agricoltura, soprattutto per mano delle donne, che non impegnate in operazioni di caccia, ad appannaggio della parte maschile, si dedicarono alla coltivazione di specie proficue per il sostentamento. I principali centri di domesticazione primitiva nacquero nel vicino oriente, dove era diffusa la formazione di villaggi, e in particolar modo nella regione caucasica, tra i bacini del Mar Caspio e del Mar Nero. Nel territorio ora occupato dalla Georgia, sono stati ritrovati orci con tracce di vino nel loro interno. Siamo a circa 5.000 anni prima della nascita di Cristo, è rappresenta, di fatto, la nascita della prima forma di viticoltura con relativa produzione di vino.
La storia del vino, sempre in oriente, trova spazio nella culla della civiltà. La Bibbia, nella Genesi, ci riferisce di Noè che appena uscito dall’arca pianta una vigna e ne ottiene vino, testimoniando che le tecniche enologiche erano ben conosciute già in epoca pre-diluviana. Gli Egiziani, invece, furono maestri e depositari di tali tecniche. Essi tenevano, con cura e precisione, registrazioni dettagliate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Ne sono testimonianza i numerosi geroglifici che rappresentano particolari di come si produceva il vino dei Faraoni. Attraverso i Greci e i Fenici, il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l’importanza del vino. All’epoca dell’Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l’Europa settentrionale. Si scrisse tanto sul tema che oggi non è difficile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli notevole sviluppo: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, oggi riproposto da qualche produttore, i Romani cominciarono a usare barili di legno e bottiglie di vetro, introducendo, o quantomeno enfatizzando, il concetto di “annata” e “invecchiamento”.
Di particolare rilevanza, risalenti a epoca romana, sono i ritrovamenti archeologici in basso Molise, e in particolare nel territorio dell’allora Larinum (Urbs princeps frentanorum), municipio romano, che testimonia l’esistenza della viticoltura e del culto del vino. Nel territorio larinate sono state ritrovate alcune fattorie/villae dedite allo sfruttamento del fertile comprensorio agricolo. Una fiorente produzione di olio e vino è attestata dal ritrovamento di grandi contenitori (dolia) adibiti alla conservazione delle derrate alimentari, posti nei magazzini di alcune ville rustiche localizzate e indagate nei territori di S. Martino in Pensilis, di Morrone del Sannio e di San Giacomo degli Schiavoni. Di particolare rilevanza è un impluvium (vasca di raccolta delle acque) presente in una domus (casa) ellenistica pre-imperiale, nel territorio di Larino, con un mosaico policromo raffigurante su campo bianco un polipo centrale e quattro cernie agli angoli; tutto intorno un’ampia cornice di tralci, pampini e grappoli. In località Mattonelle, situata nelle Piane di Larino, non lontano dalla riva destra del fiume Biferno e presso il percorso del tratturo Centurelle-Montesecco, sempre di pertinenza del municipio romano di Larinum, è stata riportata alla luce una villa con alcuni ambienti, dove si trovavano: il torchio (torcularium), i magazzini (cella vinaria) e i depositi, oltre ad anfore vinarie da trasporto con iscrizioni dipinte riferite al prodotto contenuto e all’annata di produzione. Tracce di viticoltura si ritrovano anche in tombe rinvenute in contrada Carpineto, sempre nel comune di Larino, come certificato dalla Prof.ssa de Notariis che ha partecipato personalmente agli scavi, dove nel corredo funebre dei defunti sono state ritrovare brocche e vasi di ceramica con vinaccioli d’uva e altri semi di piante comuni dell’epoca (olivo e quercia, in particolar modo).
Anfore vinarie nel museo civico a Larino (sinistra) e tomba con corredo funebre sempre a Larino (destra) |
Questi sono, a grandi linee, i temi trattati e sviscerati nella prima lezione del corso; una panoramica vasta sul mito del vino e di come abbia accompagnato, sia come simbolo di convivialità, sia come sviluppo delle prime forme di agricoltura, interi popoli e civiltà. Un ponte temporale che ci porta fino ai giorni nostri, a forme di viticoltura e territori che ancora conservano quei tratti e quei segni, tramandati in maniera indelebile, che occorre riscoprire e rafforzare per proporsi in maniera forte nel mercato globalizzato.
Sebastiano Di Maria
Non ci sono parole, sei un grande. Ti basta?
Non esageriamo, non ho fatto ancora niente. Anche se tanto piccolo non sono ahahhahahahah 😉
Comunque, grazie.