Qualche settimana fa, in una delle tante uscite didattiche che gli studenti dell’Istituto Agrario fanno nel corso dell’anno scolastico, sia per approfondire direttamente sul campo alcuni degli aspetti curati durante le lezioni che per un approccio diretto al mondo produttivo, si sono imbattuti in una delle realtà produttive vitivinicole più importanti della regione. Sto parlando dell’azienda “Masserie Flocco”, con sede in agro di Portocannone, uno dei quattro comuni arbëreshë della regione, con una superficie vitata di circa 100 ettari e diversi sistemi d’impianto (G.D.C., tendone e soprattutto controspalliera), dove sono coltivati sia vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah) che autoctoni (Montepulciano, Tintilia, Falanghina), dislocati anche nei comuni di S. Martino in Pensilis, Guglionesi e Campomarino. La Tintilia, prodotta in passato, attualmente non è imbottigliata e rappresenta, di fatto, una delle poche realtà territoriali che non punta sul vitigno autoctono della regione. La conduzione della cantina, in principio affidata all’enologo Paolo Peira, formatosi presso l’Università di Bordeaux, che ha puntato molto sui vitigni internazionali francesi, adesso è nelle mani dell’enologo Maria Concetta Raimondo, un’ex allieva dello stesso Istituto Agrario, con diverse esperienze in altre realtà territoriali.
Dopo la descrizione dell’intero processo produttivo, dalla ricezione delle uve fino all’imbottigliamento, sotto lo sguardo attento e partecipativo degli studenti, la dott.ssa Raimondo ha illustrato dettagliatamente quali sono le analisi di routine che esegue quotidianamente nel laboratorio analisi e quali sono i parametri da monitorare per un processo di qualità che privilegi l’espressione territoriale, dando vini, quindi, con una propria identità. Per quanto riguarda gli affinamenti, dopo un utilizzo massiccio di tonneau e di barrique di rovere francese nelle produzioni degli anni passati, visti gli elevati costi di gestione da una parte e il cambio delle strategie aziendali dall’altra, ha fatto pendere l’ago della bilancia verso una razionalizzazione dei costi produttivi, limitando l’uso del legno solo a qualche tipologia. Dopo la parte strettamente tecnica, il gruppo si è spostato nella sala di degustazione, dove si sono potute apprezzare le qualità delle principali produzioni aziendali, descritte in maniera meticolosa e puntuale dalla guida tecnica dell’azienda, docente, tra l’altro, nei corsi AIS. Oltre ad una descrizione delle varie fasi dell’analisi sensoriale e delle caratteristiche peculiari dei vini in degustazione, in concreto, quasi tutti quelli aziendali, si sono potute apprezzare anche le qualità organolettiche di preparazioni curate dagli stessi studenti e docenti dell’Istituto, in un momento di convivialità e coinvolgimento parlando di vino ed enogastronomia locale.
Per quanto riguarda i vini in degustazione si è partiti da una Falanghina (IGT Terre degli Osci), 12.5% la gradazione alcolica, di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, fresca ed equilibrata, con sentori floreali e leggermente agrumati al retrolfatto. Altro vino bianco in degustazione è stato il Trebbiano (IGT Terre gli Osci), 12.00% la gradazione alcolica, di colore giallo paglierino scarico, di buona mineralità e sapidità, con note floreali e fruttate, con un carattere in un vitigno tipicamente “neutro”, che qualcuno vorrebbe eliminare dal panorama ampelografico nazionale, come ho avuto modo di parlarne in questo post. Dopo i bianchi, è stata la volta dei rossi, a partire dal “Podere dei Castelli” (IGT Terre degli Osci), ottenuto da un uvaggio di merlot (95%) e altri vitigni a bacca rossa (5%), 14.00% la gradazione alcolica, di un colore rosso rubino intenso, note di ciliegia e lampone, morbido e asciutto, di straordinaria freschezza aromatica, solo affinamento in acciaio. E’ stato poi la volta del “Podere di Sot”, un Montepulciano in purezza, dal colore rosso rubino, 13.00% la gradazione alcolica, note di frutta matura, marmellata di mirtilli, cuoio, dal corpo pieno e avvolgente, supportato da un’ottima struttura, ancora una volta solo acciaio. E per finire l’ultimo nato in casa Flocco, il “Sangue di Buoi”, un rosso corposo da Montepulciano (80%) e Aglianico (20%), il cui nome rievoca la passione e la tradizione delle carresi molisane, che a Portocannone hanno une delle loro espressioni. Di colore rosso rubino, tendente al granato, con note di cuoio e spezie, di grande impatto al palato, fa affinamento in barrique di rovere francese per il 50%, la restante parte affina in acciaio, 13.50% la gradazione alcolica.
Gli studenti e i docenti hanno avuto modo di apprezzare l’ospitalità e le produzioni di qualità della famiglia Flocco, che stanno investendo sul futuro facendo formare uno dei figli presso l’Istituto Agrario di Larino e su cui puntano per un rilancio dell’azienda dal punto di vista enologico. Particolarmente apprezzato, è stato il contributo tecnico-scientifico della dott.ssa Maria Concetta Raimondo, per la professionalità e il contributo tecnico apportato agli studenti, professionalità che arricchirà, come docenza, il corso “La scuola del gusto: Un Molise divino”. Una scuola al servizio del territorio, il territorio a servizio della scuola.
Sebastiano Di Maria
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